Karabay’s dream

english below

La natura può morire, l’uomo è eterno.
Anche se nulla può riportare in vita il sorriso di questo o di quello,
c’è una differenza netta tra “me” e “il mio”,
che le persone inconsapevoli hanno chiamato morte.
Da ”Il libro di parole” di Abai Kunanbaiev


Quando facciamo teatro accade spesso d’esser spinti a risolvere contrasti eterni... Vogliamo esprimere con azioni semplici, movimenti e voci , vicende complesse ed eventi meravigliosi; questo obbiettivo risulta essere ancora il più importante, anche in questa occasione, rivivendo, insieme agli attori del teatro S. Siffulin di Karaganda, la storia di Kozy Korpesh e Bayan Solu, patrimonio dell’epica popolare kazaka.
Partendo dalla riduzione teatrale di Gabit Muzriepov abbiamo naturalmente incontrato l’opera poetico-filosofica di Abai Kunanbaiev, uomo di cultura kazako vissuto alla fine dell’800 ed abitante di un aul, il tipico villaggio di yurte; attraverso le sue parole e la sua musica, la nostra storia di partenza, apparentemente una sorta di Romeo e Giulietta della steppa, ha trovato quindi una provvisoria soluzione.
Il lavoro di questo filosolfo dell’aul-universo, attraverso la sua critica della società dell’homo homini lupus, valida anche nella vita nomade delle steppe, e grazie alla sua concezione della realtà come armonia fra volontà , Ragione e Cuore, è emersa preponderante ed antitetica la figura del padre di Bayan, Karabay, tanto da divenire il fulcro del nostro interesse. Sarà infatti Karabay ed il suo dialogo con la propria coscienza a guidarci durante lo spettacolo

 

Nature can die, man is eternal.
Although nothing can bring back to life the smile of this or that,
there is a clear difference between "me" and "mine",
which unaware people have called death.
From "The Book of Words" by Abai Kunanbaiev


When we do theater it often happens to be pushed to resolve eternal contrasts. We want to express complex situations or wonderful events with simple actions, movements and voices. This goal is still the most important when reviving the Kazakh epic story of Kozy Korpesh and Bayan Solu, along with the actors of the theater of S. Karin Siffulin in Karaganda.
Starting with Gabit Muzriepov's theatrical reduction, we encountered the poetic-philosophical work of Abai Kunanbaiev, a Kazakh man of culture from the end of the eighteenth century who lived in an aul, the typical village composed by yurtas. Through his words and his music, our starting story, seemingly a kind of Romeo-and-Juliet of the steppe, found a provisional solution. From the work of this philosopher of the aul -universe, through his criticism of the society of the homo homini lupus, and thanks to his conception of reality as a harmony between Will, Reason and Heart, the figure of Bayan's father, Karabay, has emerged so preponderant and antithetical to become the fulcrum of our interest. It will in fact be Karabay and his dialogue with his own conscience to guide us during the this theater show.

Video

Aps AteliercuncheoN
Cerete (BG) Italia
Copyright©2024

 

Tel. +39.380 78 79 118
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
P.IVA 04206910160

 

youtube